Susa è stata per il nostro itinerario dal Moncenisio un po’ uno spartiacque. Prima di Susa l’emozionante trekking scendendo dal Moncenisio, attraverso la storia e la bellezza delle montagne che ci circondavano. Tra queste il Rocciamelone, montagna simbolo della Val di Susa, con la sua incredibile storia di fede e di coraggio di cui io ritroverò a Susa la testimonianza (la ritroverò al Museo Diocesano, mentre Giordano si godrà tranquillamente in piazza il sole del pomeriggio).
Da Susa in poi niente trekking lungo percorsi silenziosi, ma visite stupefacenti, come quella al Dinamitificio Nobel di Avigliana e alla Sacra di San Michele, arroccata su uno sperone di roccia che penetra fin dentro la navata della chiesa, sotto la base di una colonna.
A Susa arriviamo in corriera da Novalesa, dopo aver visitato la sua antica abbazia.
Ci accoglie una cittadina tranquilla, estremamente piacevole nella sua atmosfera un po’ retrò. Entrando in città dalla stazione delle corriere, attraversiamo strette vie, fiancheggiate da antichi palazzi.
Un’atmosfera rilassata e quasi sottotono che non lascia presagire l’improvvisa vista dell’imponente campanile della cattedrale di San Giusto appoggiata alle mura e alla scenografica Porta Savoia di epoca romana.
Il colpo d’occhio arrivando alla piazza della cattedrale è di grande effetto. Lo sguardo è subito catturato dalla porta, con il massiccio torrione e le aperture che ripetono il motivo dell’arco di ingresso e dal campanile che domina un lato della cattedrale.
Su una robusta base quadrata si elevano sei piani, divisi e marcati da archetti romanici, che si alleggeriscono in altezza con l’apertura di monofore, bifore, trifore e infine quadrifore. Uno slancio verso il cielo che culmina con la cuspide ottagonale inserita fra quattro pinnacoli. E’ la testimonianza del lavoro di generazioni lungo i secoli, quasi un millennio, dal 1029 agli interventi gotici e neogotici tra il XIII e il XIX secolo. Sul fianco della chiesa lacerti di affreschi con visi di profeti.
Per un momento mi pento di non essere entrata in città passando da Porta Savoia, il suo “ingresso ufficiale”, come hanno fatto nei secoli pellegrini e mercanti. Sarebbe stato sicuramente emozionante! Ma anche da questa prospettiva la vista è magnifica.
All’interno vengo subito attratta dall’altare della Madonna del Rocciamelone. Ai piedi della statua della Vergine una riproduzione del famoso Trittico del Rocciamelone, che andrò a vedere al Museo Diocesano.
A un lato della navata, un po’ in penombra, una grande statua lignea cela un piccolo mistero: chi è la donna raffigurata? La tradizione vuole sia la marchesa Adelaide, che portò Susa in dote ai Savoia, di cui fu la capostipite.
Dopo il bel trittico attribuito al Bergognone mi attira un crocefisso dolente, che esprime tutto il suo spasmo nella tensione della muscolatura delle braccia e del costato.
Proseguiamo oltre Porta Savoia verso l’Arco di Augusto, che celebra l’alleanza con i Cozii.
Sul fregio scene di sacrificio di animali. Curiosi i segni lasciati dalle lettere di bronzo di una iscrizione, rimossa per ricuperare il prezioso metallo.
Intorno i resti dell’acquedotto romano e del castello di Adelaide. Giordano trova ottima l’acqua della vicina fontanella e non sa ancora, lo leggeremo solo dopo aver bevuto, che in effetti ha bevuto un’acqua famosa tra gli antichi viandanti per la sua bontà. Una bella soddisfazione!
E’ giunto il momento di dividerci, almeno per un po’. Giordano preferisce fermarsi al sole ad assaporare l’atmosfera rilassata della città, mentre io non voglio perdere l’occasione di ammirare il Trittico del Rocciamelone.
Da quando l’avevo letta, mi aveva affascinato la sua storia, tanto avventurosa da sembrare una leggenda.
Il Rocciamelone, con la sua tipica forma aguzza, fu una montagna sacra ai Celti ed i Romani e rimase inviolato fino al 1358 quando Rotari, un mercante di Asti, compì un’impresa straordinaria, quasi miracolosa.
Prigioniero dei Turchi fece voto, se avesse riacquistato la libertà, di portare un’immagine della Vergine sulla cima più alta delle Alpi, come al tempo era ritenuto il Rocciamelone. Ottenuta la grazia, fece costruire una tavola in metallo dorato, composta da tre parti.
Al centro la Vergine con il Bambino, nell’anta di destra Bonifacio viene presentato alla Madonna da San Giovanni Battista mentre nell’altra anta San Giorgio a cavallo trafigge il drago. Alla base un’iscrizione in caratteri gotici ci ricorda il giorno e l’anno in cui Rotario compì la straordinaria impresa di scalare, per la prima volta in assoluto nella storia (e senza l’aiuto delle nostre attrezzature), il Rocciamelone, arrivando a portare il suo dono alla Madonna in una grotta sulla cima, a 3.538 mt.
“Hic me aportavit Bonefacius Rotarius, Civis Astensis, in honorem Domini Nostri Jesu Christi et Beate Marie Virginis. Anno domini MCCCLVIII die I september”.
La sua impresa viene ricordata come la più antica scalata documentata a una vetta delle Alpi e l’inizio della storia dell’alpinismo.
Potevo perdere l’occasione di vedere da vicino il prezioso trittico?
Come arrivare e visitare Susa
Susa è servita da collegamenti ferroviari di Trenitalia e dal Servizio Ferroviario Metropolitano della Regione Piemonte sulla linea Torino-Bardonecchia.
Cattedrale di San Giusto
Piazza San Giusto – tel. 0122/622640
La cattedrale di San Giusto è aperta e visitabile liberamente tutti i giorni dalle 8.00 alle 19.00. Visite guidate su richiesta.
Museo Diocesano
via Mazzini, 11 – tel. 0122.622640
per orari e visite consultare il sito del museo
Seguici su Facebook e su Instagram
cercando vagabondiinitalia.it troverai altre foto dei nostri “vagabondaggi”.
No Comments