Arte e Cultura Emilia Romagna

Kandinsky-Cage. Dall’astrattismo spirituale al silenzio illuminato

12 Febbraio 2018
Kandinsky a Palazzo Magnani Reggio Emilia

“Il colore è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima il pianoforte dalle mille corde. L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima”. ( W. Kandinsky)

“Materiali della musica sono il suono e il silenzio. Integrarli significa comporre”. (J. Cage)

Basterebbero queste due citazioni per capire il senso della mostra Cage-Kandinsky a Palazzo Magnani di Reggio Emilia, prorogata fino al 18 marzo dato il (meritatissimo) successo che sta riscuotendo.

Ingresso alla mostra Kandinsky Cage

Arti “spirituali”

Più che una mostra, una iniziazione al senso profondo, “spirituale” dell’arte di grandi artisti del primo Novecento. “Spirituale” è l’astrattismo di Kandinsky, alla ricerca di una unione, anzi di una fusione con l’arte astratta per eccellenza: la musica. “Spirituale” è la musica di Cage, che vuole comporre anche con il silenzio, elemento indispensabile all’interiorità.

Non solo Cage e Kandinsky, ma tutti i grandi artisti di quel periodo così fertile di grandi fermenti, di ricerca, di innovazione cercarono e sperimentarono forme di arte globale. Non più divisioni tra musica e pittura, non più arte assoluta ed arti minori (lo stesso tema è trattato in Le Secessioni Europee).

Soprattutto il rifiuto di un’arte guidata dal razionalismo. L’artista è ora alla ricerca di una interiorità che divenga nuova spiritualità in un’epoca dominata dal mito del progresso esteriore, frutto della razionalità.

Stampa popolare russa appartenuta a KandinskyKandinsky, come altri artisti e musicisti, si volge al passato della propria cultura, alle tradizioni popolari russe e colleziona stampe artigianali, dipinte con macchie di colori accesi, a volte sconfinanti i tratti del disegno. Quasi una anticipazione di quelle sue opere dove protagonisti assoluti sono le forme pure (linee, figure geometriche) e i colori netti, accesi.

L’arte totale: la contaminazione tra le arti

Dal 1908 al 1914 Kandinsky compone piccole opere teatrali coerenti con l’ideale di opera d’arte totale: “forme, colori, luci, suoni e movimento si vengono a fondere in nome di un valore unico, di un fine interiore che permea di sé tutta l’opera”. [citazione da un pannello della mostra]

Warum? di Kandinsky

Per il lituano Mikalojus Konstantinas Čiurlonis, musicista, pittore e fotografo, i canti tradizionali lituani convivono con la sapienza indiana e la teosofia in una visione astratta e delicata, che ripropone il continuo ciclo della creazione del mondo. La musica diviene lo strumento di un viaggio interiore verso l’essenza di Sé.

Dipinti di Ciurlionis alla mostra Kandinsky Cage

Max Klinger , divenuto in Austria e Germania figura di riferimento degli artisti dei primi del Novecento, reinterpreta nelle sue opere figurative la musica composta negli ultimi anni del Settecento da J.J. Brahms per il Canto del Destino (Iperione) di Friedrich Hőlderlin, il grande poeta tedesco: “Essere uno con il tutto, questo è il vivere degli dei; questo è il cielo per l’uomo […] Essere uno con tutto ciò che vive! […] un dio è l’uomo quando sogna, un mendicante quando riflette”.

Bozzetto di Klinger per testo di Holde

Amico di Kandisnsky negli anni in cui l’artista sperimenta la via verso l’astrazione spirituale, Arnold Schőnberg, padre della musica dodecafonica, pur non condividendo totalmente le posizioni sul rapporto sinestetico suono-colore, l’esperienza immediata ed automatica di un senso diverso da quello stimolato, ne condivide la concezione spirituale dell’arte, cogliendo anche nei suoi dipinti e bozzetti per il teatro corrispondenze tra l’uomo e il cosmo.

Le ultime sezioni di un percorso espositivo emozionante presentano le figure di Marianne Werefkin, animatrice del gruppo artistico del Cavaliere Azzurro e di Paul Klee, convinto che l’anima dell’artista, dopo i vertici assoluti raggiunti in passato da Mozart e Bach, può esprimersi solo con l’arte delle linee e dei colori.

Visitatori alla mostra Kandinsky Cage

“Nei suoni si cela l’anima degli oggetti inanimati”. John Cage spesso ricordava la frase di Oskar Fischinger, protagonista del cinema sperimentale tedesco degli anni Venti e regista (l’attribuzione però non è sicura) della prima versione di Fantasia di Walt Disney. Anticipatore della pop art, con i suoi collage fa camminare Topolino e Minnie su linee e colori dei quadri di Kandinsky.

“Le arti sono come gli uomini, solitudini che si incontrano, anche nelle luci artificiali e nel dinamismo della vita moderna”, sintetizza il pannello dedicato a Nicolas de Staël. Pittore e musicista raffinato, concepisce i suoi dipinti come un suono, che “non si sa dove vadano né da dove vengano”.

E in Italia?

Fausto Melotti scultore, ceramista, pittore e scrittore si ispira al mithos, il mito che spiega ciò che la ragione non può spiegare, e al logos, la geometria secondo “forme e numeri”, il più alto simbolo dell’armonia universale. L’artista, durante il “raptus della creazione artistica [ … ]mette un orecchio alla natura: sente l’erba che cresce, il fruscio delle nuvole, il telaio del ragno, gli utensili delle formiche, il fischio del tempo che passa”.

Fausto Melotti: il tempo che passa

La responsabilità dell’essere umano verso sé stesso e l’ambiente è il leit motiv dell’opera di Giulio Turcato, che alla Biennale di Venezia del 1984 realizza l’opera Moduli in viola. Omaggio a Kandinsky. Durante la prima conferenza internazionale sull’ambiente, a Rio de Janeiro nel 1992, dichiara che: “L’ambiente siamo noi, le tangenti di un altro modo di vivere”.

Il “silenzio” di John Cage

Aperto da Kandinsky, il percorso non poteva concludersi che con il “silenzio” di John Cage.

Silenzio, per Cage, non è assenza. Ė parte integrante della musica, come le note. Dove c’è vita c’è suono, anche quelli che non siamo abituati a percepire o che percepiamo come rumori e non come musica. E i suoni, i “rumori” della vita quotidiana fanno parte delle sue creazioni.

Per John Cage il silenzio è musica

In “Silenzio”, il suo libro del 1961, Cage scrive che: “la musica è in primo luogo nel mondo che ci circonda, in una macchina per scrivere, o nel battito del cuore, e soprattutto nei silenzi. Dovunque ci troviamo, quello che sentiamo è sempre rumore. Quando lo vogliamo ignorare ci disturba, quando lo ascoltiamo ci rendiamo conto che ci affascina”.

Pietra miliare del Novecento è la sua opera 4’33’’. Presentato per la prima volta il 29 agosto 1952 a Woodstock, New York, provoca lo spettatore con un’assenza quasi totale di suoni che genera smarrimento, attesa, tensione.

John Cage 4'33'' musica del silenzio

A chiusura del percorso espositivo, la Stanza del Silenzio, uno spazio vuoto “riempito” solo da un’opera di Robert Rauschenberg, una grande tela bianca, ripropone l’esperienza vissuta da Cage in una stanza anecoica (senza eco) dell’università di Harvard.

“ … in quella stanza silenziosa udii due suoni, uno alto e uno basso. Così domandai al tecnico di servizio perché, se la stanza era tanto a prova di suono, avevo udito due suoni. ‘Me li descriva’, disse. Io lo feci. Egli rispose: ‘Il suono alto era il suo sistema nervoso in funzione, quello basso il suo sangue in circolazione’”. Cage così concluse: “Dunque, non esiste una cosa chiamata silenzio. Accade sempre qualcosa che produce suono”.

Stanza del silenzio alla mostra Kandinsky Cage

In conclusione …

“La pittura astratta – dice Kandinsky – abbandona la “pelle della natura”, cioè non rappresenta più mimeticamente la realtà, ma rappresenta l’energia e il movimento che ne regolano le leggi nascoste ed è in diretto rapporto con le leggi cosmiche. Lo spettatore deve allora attivarsi per empatia, facendo vibrare dentro di sé l’opera in una risonanza spirituale. L’anima prova un’emozione senza oggetto, così come accade con la musica: Il colore è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima il pianoforte dalle mille corde. L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima”.

Vietato non suonare alla mostra Kandinsky Cage

Un’emozione unica, sia pure diversa da opera ad opera, accompagna il visitatore (non lo “spettatore” passivo) che percorre le sale e le sezioni di questa bellissima mostra, dove le immagini, le emozioni visive, sono accompagnate dall’ascolto di opere musicali. Il visitatore il cui occhio, che si attiva come un “martelletto”, è sollecitato dai “tasti” delle forme e dei colori, producendo vibrazioni nella sua anima. Vivendo in concreto l’intuizione di Kandinsky.

 

Kandinsky Cage lo spirituale nell'arte, manifesto

Dall’astrattismo spirituale di Wassily Kandinsky al silenzio illuminato di John Cage

Mostra prorogata fino al 18 marzo 2018

Fondazione Palazzo Magnani
corso Garibaldi, 31 – 42121 Reggio Emilia
tel. +39 0522 444 409
Dalla stazione ferroviaria di Reggio Emilia

Linea n°4 e linea Minibù G: fermata COOP 1

Per info su orari e percorsi www.am.re.it

Mostra Kandinsky Cage a Palazzo Magnani di Reggio Emilia

 

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