Arrivo nel tardo pomeriggio a Reggio Calabria, dove conosco la tradizione della colonna che brucia.
Fatto il check nel nuovissimo B&B Domea in pieno centro, esco subito per un primo giro in città.
Sono proprio vicinissima alla cattedrale, dalla facciata neoromanica, dorata dal sole del tramonto e che conserva una stupenda cappella e una reliquia di dubbia veridicità ma di grande suggestione.
L’interno è molto solenne, scandito in tre navate sovrastate da un bellissimo soffitto in legno ricoperto di pannelli con semplici decori e travature di sostegno a vista che scandiscono lo spazio tra le colonne.
Tranne alcuni monumenti funebri di vescovi cinque-seicenteschi, l’insieme è relativamente recente e risale alla ricostruzione seguita al devastante terremoto del 1908. Fa eccezione la cinquecentesca e spettacolare Cappella del SS.Sacramento.
La cappella del SS. Sacramento
Entrarci mi fa sentire avvolta da una maestosa, stupefacente bellezza.
É ricchissima in intarsi marmorei, simili a preziosi pizzi che ne coprono le pareti, incorniciano quadri e nicchie di statue, segnano spazi e coprono lesene con volute, fiori ed uccelli. Un incredibile lavoro degli artigiani messinesi, realizzato con grande varietà di marmi di diversi colori con la tecnica del ”mosaico fiorentino”.
Quattro colonne in prezioso marmo nero venato di giallo racchiudono la pala dell’altare raffigurante il Sacrificio di Melchisedech, che prefigura il sacrificio eucaristico. Tutto intorno contrasta il candore delle statue dei quattro evangelisti, dei santi Pietro e Paolo e dei dottori della Chiesa Tommaso e Bonaventura.
Un capolavoro barocco fortunatamente scampato a due terremoti e alla distruzione dell’ultima guerra.
La colonna che brucia
Prima di uscire dalla cattedrale, mi imbatto in uno spezzone di colonna di pietra, in parte annerito, con una storia tramandata dalla più antica tradizione cristiana.
Si racconta che san Paolo, arrivato a Reggio durante una festa in onore di Diana Fascelide, ottenne di parlare alla folla fino a che fosse durata la fiamma di una lucerna posta proprio su questa colonna. Terminata la fiamma della lucerna, iniziò a bruciare la colonna di pietra, permettendo a San Paolo di continuare a predicare fino al mattino.
La fiamma della Parola riesce a sciogliere la durezza di pietra del cuore degli ascoltatori, questo il significato simbolico di una tradizione arrivata a noi dall’albore del cristianesimo e tanto sentita che nella cattedrale ritrovo diverse raffigurazioni di quell’evento miracoloso.
Esco sulla piazza animata dal passeggio serale e ritrovo le ultime immagini della colonna in fiamme su uno dei portali in bronzo, dedicato all’apostolato di Paolo.
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