“Il Gran Teatro Montano”, così definì Giovanni Testori l’insieme stupefacente delle cappelle del Sacro Monte di Varallo. Il più antico dei Sacri Monti piemontesi-lombardi, iniziato a fine ‘400 grazie al francescano Padre Bernardino Caimi, già custode del Santo Sepolcro a Gerusalemme, che volle riprodurre sulla collina sopra Varallo Sesia, in Piemonte, i luoghi della Palestina che videro la vita e la passione di Cristo.
Innamorato di quei capolavori in gran parte attribuibili a Gaudenzio Ferrari (pitture, terrecotte, statue lignee senza dimenticare la “regìa” d’insieme), Giovanni Testori sarebbe stato felice dell’omaggio che gli ha reso l’Associazione Culturale Casa Testori .
Due straordinarie statue: Cristo che sale al Pretorio e il cosiddetto Manigoldo, fresche di un lungo ed accuratissimo restauro della Bottega Gritti, dopo essere state esposte al Castello Sforzesco di Milano sono rimaste per un mese a Novate Milanese, proprio nella casa della famiglia Testori.
“Si è voluto, in un certo senso, esaudire un suo sogno, una sua utopia – ci dice Giovanni Truglia, giovane neolaureato in Beni Ambientali e guida volontaria di Supermilano. – Giovanni Testori avrebbe desiderato tantissimo avere una cappella del Sacro Monte in casa sua. In parte lo abbiamo accontentato”.
Casa Testori è diventata un luogo aperto non solo allo studio e alla documentazione sull’opera di questo eclettico intellettuale, ma anche sede dell’Associazione Culturale Casa Testori che accoglie e promuove le opere di giovani artisti.
In occasione dell’esposizione delle due statue, prima del loro definitivo ritorno al Sacro Monte di Varallo, sono state organizzate delle visite guidate a cura di giovani volontari.
Ne incontriamo due, che ci accompagneranno per tutto il percorso: Viviana Sandrini, studentessa liceale, che ci introdurrà con garbo e sensibilità nella storia della casa e della famiglia Testori, e Giovanni Truglia, laureato in Beni Ambientali e specializzando in Storia dell’Arte.
Giovanni è una guida appassionata e molto competente. Con lui abbiamo imparato molto della storia di queste statue, abbiamo notato e capito particolari che ci erano sfuggiti quando le avevamo viste a Milano e le difficoltà di attribuzione di quella più “drammatica”: il Manigoldo. Ci ha parlato dell’amore di Testori per questi capolavori, frequentati nell’infanzia e che ha fatto conoscere ed apprezzare con il suo “Il Gran Teatro Montano”, rieditato di recente a cura di Giovanni Agosti.
Ci ha fatto notare la bellezza delicata del viso di Cristo (Testori diceva che gli sembrava di vederlo respirare)
in contrapposizione con la realistica deformità del volto del Manigoldo (quasi che l’anonimo artista si fosse ispirato alle figure di vecchio dei disegni di Leonardo da Vinci).
Mano diversa nell’esecuzione? Sicuramente. Ma anche una voluta contrapposizione tra “bello/buono” e “deforme/malvagio”. Un Cristo tanto delicato che nel ‘600 si pensò di aumentarne la drammaticità e l’espressione del dolore aggiungendo rosse striature sul corpo (i segni delle frustate) e grossi rivoli di sangue che dalla corona di spine scendono sul viso e che Giovanni ci ha insegnato a distinguere da quelli originali, meno evidenziati.
Il Manigoldo nasce indubbiamente dallo stile di un diverso artista. L’anatomia del corpo è ben evidenziata. Sotto la pelle si vedono guizzare i muscoli e pulsare le vene. Sul viso, atteggiato in un ghigno ottuso, grosse verruche e un naso deformato da una gobba innaturale.
Un velo di barba e i piedi che escono da sandali rozzi e scalcagnati denotano una grande attenzione ai particolari e alla resa realistica.
I capelli scuri, crespi ed arruffati, di crine come quelli biondi e lisci del Cristo, contribuiscono a dare alla figura un aspetto selvaggio.
Giovanni ci indica anche l’esatta angolazione dalla quale era previsto che venisse guardata la statua. Girandole intorno, infatti, si nota la parte non rifinita, che era previsto venisse appoggiata al muro della cappella. Il Cristo invece è rifinito a tutto tondo, ma è da una certa angolazione (quella che Giovanni dice di preferire) che si coglie interamente la bellezza e l’espressività del viso.
Ci ripromettiamo di ritornare al Sacro Monte di Varallo per godere del magnifico Teatro Montano, ma ci rendiamo conto di avere avuto qui l’opportunità unica di vedere queste opere tanto da vicino da poterne apprezzare i particolari. Una visita emozionante. Anche grazie alla Associazione Culturale Casa Testori e a Viviana Sandrini e Giovanni Truglia, due guide gentili, appassionate e competenti.
Le due statue Cristo che sale al Pretorio e il Manigoldo appartengono al gruppo scultoreo della cappella XXXII del Sacro Monte di Varallo e rimarranno esposte a Casa Testori fino all’8 maggio.
Casa Testori
Largo Angelo Testori, 13, Novate Milanese MI Telefono:02 3658 6877
Apertura ore 10-18
Come arrivare
Per arrivare a Novate Milanese da Milano si può prendere la linea suburbana S1 per Saronno.
Dalla stazione ferroviaria occorrono 10 minuti a piedi per Casa Testori.
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